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Mi dichiaro prigioniero politico

Io mi dichiaro prigioniero di un sistema etico che non riconosco e disprezzo.
Mi dichiaro prigioniero di persone basse, stupide ed egoiste senza alcuna profondità di pensiero.
Mi dichiaro prigioniero di una società che non ha saputo migliorarsi.

Da bravo prigioniero io voglio evadere, sto cercando il mio cucchiaio ed il tunnel non si scaverà in poco tempo, ma di qui usciremo e sarà primavera.

Non sono solo in questa prigione, però stiamo litigando su come affrontare il problema e chi dovrebbe avere i piani di fuga soffre della sindrome di Stoccolma.

Sto parlando della nostra società, dei nostri governanti e dell’opposizione.
Il governo è totale espressione della maggioranza dei cittadini e non sta facendo nulla che non sapessimo 2 mesi fa, 6 mesi fa o anche 4 anni fa.
Le opposizioni d’altro canto hanno grande fretta di cambiare l’oggi senza proporci niente per il futuro, cercano di battersi sul campo del qualunquismo per attrarre tutti; non sono molto brave.

Lasciamoli perdere.
Non raccontiamoci cosa non va, il presente non cambia all’improvviso, tutte le rivoluzioni hanno i germi nel loro passato e nel duro lavoro di chi ha creato consapevolezza.

Credo che le cose si cambino solo dall’interno e che le spallate più forti siano il risultato di una lunga rincorsa; non riusciremo a cambiare classe politica senza prima educarne una nuova. Se il valore massimo è la furbizia l’uomo medio voterà il più furbo, non il più affidabile.

Stiamo raccogliendo i frutti di un sistema etico pervertito in cui i valori “alti” sono merce per fessi; non possiamo aspettarci che i semi di quei frutti facciano crescere alberi diversi.
La nostra speranza deve risiedere nel futuro, in una generazione in cui la morale condivisa sia improntata su termini desueti come “disciplina e onore” (art.54 della costituzione).
Ciò non vuol dire che dovremmo tutti essere irregimentati come piccoli fascisti o assurdi come i samurai delle storie, ma “semplicemente” che anche il più “gaglioffo” tra noi dovrebbe riconoscere che mostrare di non possedere quei valori sarebbe un disastro per i suoi progetti.

Il sistema di riferimento morale (l’etica) però non si cambia da un giorno all’altro e nemmeno facendo di testa propria, quindi mentre votiamo il meno peggio (perchè il dovere di votare ci dà il diritto di lamentarci) deve partire una seria riflessione sulle radici dei nostri valori e sui modi di propagarli, ma non ad adulti e anziani cresciuti in un ambiente malsano, ma a chi ancora ha la flessibilità di apprendere il dialogo.

Chi sono i miei candidati ideali?
Letterati, scienziati, professionisti, persone abituate a partire dai fatti, a porsi degli obiettivi e ad inventarsi un percorso per raggiungerli; persone abituate a pensare, persone di ampia e variegata cultura che non vedano solo il loro orticello, ma anche come questo è interconnesso al resto.

In cosa spero io?
In un periodo in cui ci si sieda e si formalizzi un’etica comune (che esiste già, ma è confusa, qualcuno pur cercando di usarla non sa nemmeno di averla) per poi trovare delle persone degne non di portarla avanti, ma di preparare il terreno per chi verrà dopo, per chi con quell’etica è cresciuto, per chi possa usare la sua forza morale come strumento per fare qualcosa di grande.
è una speranza a lungo termine, ma è normale, le battaglie urlate, di pancia, ottengono vittorie di pirro, mentre i piccoli passi portano a costruire strutture solide e a non ripetere gli errori.

Posted in altre cose, real life.


One Response

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  1. deasimo says

    a parte che l’espressione “di pancia” mi ricorda tanto Simona Ventura in X-factor
    per il resto quoto ;)

    s



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