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A favore del nucleare

La battaglia dell’energia verde non deve essere contro il nucleare, ma a favore della riduzione dei consumi.
Ridotti i consumi saremo pronti per eliminare le produzioni pericolose e non sostenibili.
Nel frattempo dovremo assumerci dei rischi e tenerci il rimpianto di non averci pensato prima.

Detto questo penso però che in italia dobbiamo votare (di nuovo) no al nucleare ed opporci con tutte le nostre forze. Se iniziamo a costruire delle centrali il resto del mondo dovrebbe impedircelo, metterci sotto embargo, internarci, fare tutto il possibile per salvarsi insomma.
Aabbiamo dimostrato nel corso del tempo di non essere in grado di rispettare nemmeno i minimi standard qualitatitivi e di sicurezza, figurarsi quelli elevatissimi che sono indispensabili per trattare con l’atomo.

Frederic Brown nel racconto breve “L’arma” (1951 reperibile su “Le grandi storie della Fantascienza 13″) ci racconta perchè tutti gli italiani dovrebbero essere contro al nucleare.
Mi permetto di riassumerlo (a memoria) e quindi vi rovino il finale. Leggere solo a vostro rischio:

Uno scienziato al lavoro su un nuovo tipo di arma incredibilmente distruttiva è in casa con suo figlio ed uno sconosciuto bussa alla sua porta. Lo sconosciuto gli parla del perchè dovrebbe fermare lo studio dell’arma; lo scienziato rigetta le sue tesi ed educatamente lo allontana da casa. Quando torna a raggiungere il figlio scopre con terrore che lo sconosciuto gli aveva nascostamente dato una pistola carica. Il racconto si chiude con la rivelazione di un ritardo mentale del figlio e la frase “Chi darebbe un’arma carica in mano ad un idiota?”

Non voglio insinuare che gli italiani siano tutti degli idioti, ma il nostro degrado etico ci porta ad essere quantomeno inaffidabili.
Finchè non è una granitica certezza che le nostre centrali nucleari di presunta quarta generazione saranno costruite da persone competenti, in un substrato sociale in grado di capire i rischi e i doveri che ci sono nel loro mantenimento dobbiamo batterci per fermarle.
Non ho certo bisogno di argomentare se dico “Salerno-Reggio Calabria” oppure “TAV”.
Affermazioni quali “le centrali andranno nelle regioni che diranno si” invece del più ovvio “le centrali andranno necessariamente nelle zone che i geologi dichiareranno sicure” ci dimostrano poi che le motivazioni preminenti sulle scelte sarano economico/politiche piuttosto che tecniche.
Un nucleare costruito male è un pericolo per tutti, non solo per la nazione che stupidamente lo permette.

Detto questo bisogna riconoscere un fatto
Il mondo ha (ancora) bisogno del nucleare.

è un fatto che non mi piace, ma dobbiamo scontrarci con la realtà dei numeri.
Abbiamo bisogno di energia per il nostro stile di vita e da qualche parte dobbiamo prenderla.

Nel libro Without the hot air David JC MacKay, uno scienziato inglese, mette (finalmente) in fila dei numeri, delle stime e dei conti spiegando le sue metodologie con il minimo possibile di considerazioni personali.
Non mi sono fidato ciecamente, ho cercato di capire le fonti, le assunzioni, le stime e semplificazioni che fa; Le ho valutate rigorose e ragionevoli, quindi gli accordo fiducia.

I numeri ed i consumi si riferiscono all’Inghilterra, non mi sembra rilevante sostituirli con dati Italiani, visto che sostanzialmente non saranno differenti.
David JC MacKay ha scritto un libro per spiegare da dove vengono i dati e come sono trattati, quindi per forza di cose riassunti in un post possono sembrare il solito “fumo negli occhi” quindi per chiunque voglia discutere dei fatti consiglio almeno la lettura del capitolo 18.

David JC MacKay definisce come caso di studio un consumo medio per persona di 125 kWh/d (kilowattora al giorno) che serve a mantenere lo standard di vita a cui siamo abituati: dagli spostamenti (anche aerei) al riscaldamento di casa passando per la produzione di cibo comprendendo piccolezze come il rasarsi con un rasoio elettrico o ricaricare il cellulare.

Quel 125 è l’energia che le fonti rinnovabili devono poter produrre se non cambiamo niente del nostro modo di agire.
Questo è lo sconfortante grafico che viene ricavato:

La prima obiezione che mi posso immaginare è:
“ma ne abbiamo bisogno, la gente non dirà tutti quei no!”
I singoli ed i piccoli gruppi lasciati a loro stessi hanno una visuale limitata dei fenomeni e dei problemi, ne sono un esempio le “lotte per le discariche” di cui credo tutti abbiamo un esempio nel circondario.
Affinchè singoli e piccoli gruppi si rassegnino a subire delle scomodità bisogna che siano obbligati da una necessità.
L’unica via dunque è minimizzare i disagi del singolo mentre viene avviato un cambiamento strutturale della società.

Se diciamo di no al nucleare e non sappiamo come produrre tutta l’energia che ci serve oggi stiamo solo guidando una macchina a tavoletta contro un muro.
Per dire no al nucleare dobbiamo prima essere a favore della riduzione dei consumi, ma non con il nostro misero apporto quotidiano, staccare gli alimentatori, spegnere gli elettrodomestici in stand-by e tutto quello che possiamo fare nelle nostre case non basta.
Sono tutti gesti lodevoli e fondamentali perchè ci fanno acquisire consapevolezza della nostra battaglia, ci educano a pensare, ma è sono le grandi cose quelle di cui dobbiamo occuparci e per quelle come sempre dobbiamo rivolgerci alla politica, dobbiamo poter scegliere qualcuno che sappia impostare un cambiamento reale e sostenibile.

Per cambiare realmente bisogna tener conto delle pressioni sociali e del tempo che ci vuole affinchè le novità vengano accettate ed interiorizzate.
Il buon senso ci aiuta a tracciare un percorso possibile.
Per passare alle energie rinnovabili dobbiamo prima diminuire il consumo di energia.
Dobbiamo quindi porci un obiettivo e lo faremo tramite uno studio dal titolo “quanta energia rinnovabile possiamo produrre?” la risposta sarà tot kWh/d per persona

Come scendiamo dai 125kWh/d medi di oggi ai totkWh/d che possiamo sostenere?
Non certo da un giorno all’altro, ci sarà bisogno (tanto per dirne alcune) di case ad emissioni zero, di diminuire il trasporto delle merci su ruota, di mettere in giro meno macchine, di eliminare le industrie che inquinano, di smaltire in maniera efficente i nostri rifiuti e via con un lungo elenco.
Tutte operazioni che costano un sacco di soldi ed un sacco di tempo.

Nessun governo può dire “da domani si costruiscono case ad emissioni zero” senza distruggere il proprio mercato immobiliare, ma anche potendolo fare non vedremmo i frutti di questa operazione prima di almeno 10 anni, perchè comunque la massa delle nostre case sarebbe uno degli inefficientissimi edifici costruiti nel secolo scorso.
Incentiviamo il trasporto delle merci via rotaia? siamo pronti ad assorbire tutti i disoccupati che si verranno a creare? a riqualificare tutti gli autotrasportatori in altri impieghi? anche qui stiamo parlando di un processo che per forza di cose deve durare anni.
Possiamo multare le aziende che inquinano troppo o queste se ne andranno all’estero? bisogna costruire un sistema per cui sia vantaggioso per l’industria non inquinare, senza penalizzare (almeno inizialmente gli altri) ed anche qui sono altri anni che se ne vanno.

Hanno l’italia e gli italiani la disciplina di affrontare questi cambiamenti?
No; nel 2011 non ce l’abbiamo.
Dobbiamo ri-costruircela.

Quindi il primo passo del processo è costruire una coscienza sociale che vuole questi cambiamenti, dopo inizieremo a mettere in pratica i processi di cambiamento e poi finalmente ne raccoglieremo i frutti.

Se prendiamo come metro di paragone la Germania che con forti politiche ambientali ed economiche che durano da 30 anni ha un consumo energetico tale da potersi permettere di pensare di eliminare il nucleare dobbiamo immaginarci almeno 20 anni prima di poter diventare sostenibili.
Nel frattempo come garantiremo il nostro stile di vita? continueranno a servirci 125kWh/d per persona che dovremo continuare ad ottenere principalemente petrolio, che però è una risorsa sempre più costosa e critica e che sarebbe meglio impiegata per altri scopi.

Noi abbiamo bisogno di energia e ne avremo bisogno per tutti gli anni che impiegheremo a cambiare.

Posted in altre cose, real life.


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